Giovanni Battista Pergolesi , precursore del “club 27”?

È ormai un culto quello dei grandi artisti morti al culmine della loro carriera all’età di 27 anni. Tra i più famosi possiamo distinguere Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones; Jimi Hendrix, il celeberrimo chitarrista; Janis Joplin, la struggente cantante soul; Jim Morrison, il carismatico leader dei The Doors, Kurt Cobain, frontman dei Nirvana, e la voce soul, Amy Winehouse.

Possiamo considerare anche Giovanni Battista Pergolesi nel Club 27? Credo di sì. Il celebre compositore, nato il 4 gennaio 1710 a Jesi, morì il  16 marzo 1736, ad appena 26 anni (quindi con 1 anno di anticipo sul club 27). La sua parabola artistica durò appena cinque anni e tuttavia egli fu in grado di lasciare una manciata di composizioni indimenticabili, che hanno suggestionato poeti ed artisti nel corso del Settecento e dell’Ottocento.

Nella sua breve carriera ottenne numerosi riconoscimenti nell’ambiente musicale napoletano e romano, ma già alla metà del Settecento Pergolesi era immensamente più noto di quanto non fosse stato in vita: le numerose stampe delle sue composizioni iniziarono a diffondersi in tutta l’Europa, interessando autori del calibro di  Johann Sebastian Bach (che addirittura scrisse sulla musica del celebre “Stabat Mater” il Salmo 51 (BWV 1083) ), proliferarono leggende e aneddoti sulla sua morte (si insinuò addirittura che fosse stato avvelenato da musicisti invidiosi), gli furono attribuiti una bellezza apollinea e numerosi tragici amori.

Certamente la sua vita non fu semplice. Giovanni Battista Pergolesi perse i genitori precocemente: due fratelli del compositore e una sorella morirono durante l’infanzia, nel 1727 morì la madre e nel 1732 il padre ; lo stesso compositore sembra che fosse malato sin da piccolo, motivo per il quale, forse, fu cresimato già il 27 maggio 1711 e motivo per cui lo vediamo in una caricatura del 1735 di Pier Leone Ghezzi , ritratto con una gamba visibilmente atrofizzata.

Probabilmente solo i più appassionati sanno che il vero cognome del musicista era Draghi o Drago, e in quanto discendente da una famiglia di origine di Pergola (paese della provincia di Pesaro Urbino) la famiglia era detta Pergolesi.

La posizione del padre, amministratore dei beni della Confraternita del Buon Gesù, aveva consentito al giovane di ricevere una prima formazione musicale, durante la quale mostrò così tanto talento da essere chiamato “fanciullo prodigio”. Grazie al mecenatismo del Marchese Cardolo Maria Pianetti, fu ammesso nel celebre Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, dove ebbe modo di studiare composizione con alcuni dei più celebri autori della Scuola musicale napoletana.

Grazie al suo talento, Pergolesi non dovette pagare la retta del conservatorio, poiché procurava guadagni all’istituto grazie ai concerti che teneva, prima come ragazzo del coro, poi come violinista e capoparanza di uno dei gruppi orchestrali del conservatorio (La paranza, era un gruppo di musicisti che suonavano e/o cantavano a Napoli e dintorni).

Si diplomò nel 1731 a ventuno anni, ma nell’ultimo anno di studi aveva già composto lavori di pregio che gli diedero rinomanza gli procurarono appoggi tali da fargli subito ottenere lavori e commesse presso i maggiori teatri napoletani dell’epoca.

Tutto il successo del Pergolesi si sviluppò in soli 5 anni, anni proficui nei quali compose opere serie e opere buffe, intermezzi, oratori, cantate, musica sacra, musica strumentale, ma furono soprattutto “La serva padrona” e lo “Stabat Mater”che gli assicurarono fama imperitura.

Nel 1735 Pergolesi, si ritirò a Pozzuoli nel convento dei frati Cappuccini ove finì l’inarrivabile “Stabat mater” appena pochi giorni prima di morire (o il giorno stesso secondo alcuni aneddoti).

Giovanni Battista Pergolesi morì a soli 26 anni nel 1736 di tubercolosi e fu sepolto in una fossa comune come più tardi accadrà a Vivaldi ed a Mozart.

A Jesi, Giovanni Battista Pergolesi è ricordato con una bella statua di inizio ‘900 e con la intitolazione del bel teatro cittadino, all’interno del quale potrete scoprire di più sulla sua vita e le sue opere. In Pinacoteca Pianetti, invece, troverete un suo ritratto per mano di Domenico Valeri.

Qui di seguito lo Stabat Mater, in cui si esprimono le caratteristiche originali della musica pergolesiana: la dolcezza e la malinconia. Buon ascolto.

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